1. Struttura dell'economia
Nel 2006 il PIL cinese ha raggiunto 20.940,7 miliardi di RMB (pari a 2.684,7 miliardi di USD). A trainare lo straordinario, ed oramai ventennale, sviluppo del Paese e’ in primis il settore industriale: la Cina, opificio del mondo, vede un fortissimo sviluppo specialmente nel settore manifatturiero. L’industria dei macchinari costituisce l’ossatura della produzione. In particolare essa ha visto negli ultimi anni tassi di incremento nell’ordine del 30% annuo, anche grazie alla spinta dei Giochi Olimpici di Pechino del 2008 e dell’Expo universale di Shanghai del 2010. Corollario di questa straordinaria crescita e’ il fabbisogno energetico, cresciuto a livelli inimmaginabili fino a pochi anni fa. Il carbone, che e’ la prima fonte energetica dell’Impero di Mezzo, e’ ora piu’ destinato all’esportazione in minima parte: fatto degno di nota, mentre fino a non molto tempo addietro ne era il primo esportatore mondiale; nel settore petrolifero l’autosufficienza cinese e’ dimenticata, considerato che essa e’ oggi il secondo consumatore mondiale. Questi due fattori stanno facendo riscoprire alla Cina le energie alternative e meno inquinanti: dal gas naturale, che l’antica civilta’ cinese fu la prima ad utilizzare come fonte energetica, alle energie “pulite” ed ecosostenibili. A supporto del settore industriale vi e’ un settore bancario e finanziario pur avendo assistito, a partire dal 2006, ad importanti cambiamenti paragonabili a d una vera e propria riforma del settore, risulta essere ancora poco competitivo (vedi scheda). Il settore agricolo, per converso, pur avendo fatto registrare uno sviluppo del 5% nel 2006, non consegue risultati analoghi al settore industriale: le cause sono da individuarsi nella scarsita’ d’acqua e la sua cattiva distribuzione, la poca meccanizzazione, il fascino esercitato sulla popolazione dai redditi urbani, superiori a quelli agricoli. In ultimo e’ doveroso un cenno al problema della proprieta’ intellettuale, cosi’ sentito in Occidente: in questo settore, a fronte di una radicata convinzione che fa della Cina “il falsario del mondo”, si nota che invece il Paese ha proceduto a tappe forzate per adeguare la propria normativa interna alle nuove esigenze dettate dall’appartenenza all’OMC, coinvolgendo maggiormente il potere giudiziario in un campo sinora appartenente alla competenza pressoché esclusiva dell’Amministrazione in senso stretto, cercando di tutelare piu’ strettamente marchi e brevetti.
2. I punti deboli
Sul piano macroeconomico le Autorita’ cinesi cercano di ridurre il rischio di “surriscaldamento”. Inoltre l’eccesso di investimento nel settore immobiliare ha portato a sfruttamenti intensivi del territorio urbano, che hanno sempre piu’ assunto connotazione speculativa, trasfusa nei prezzi. Il rischio e’ quello di un eccessivo indebitamento di acquirenti e costruttori. Nel settore finanziario, il sistema bancario e’ gravato da insufficiente capitalizzazione, da elevati volumi di crediti inesigibili e da una governance non trasparente e scarsamente orientata ai risultati, ed il mercato dei capitali, poco stabile ed efficiente, non costituisce una fonte di finanziamento dell'economia alternativa al canale creditizio.
Altro problema ben presente e’ il sottosviluppo delle aree agricole, per ora eccessivamente dipendenti dagli eventi climatici. La mancanza di adeguati sistemi di contenimento del rischio di catastrofi naturali e la scarsa efficienza di buona parte delle colture rende volatili i redditi e destabilizza il settore. Inoltre detti redditi, pur in espansione, non raggiungono i livelli di incremento di quelli urbani: l’esodo di risorse umane senza specifica formazione dalle campagne verso le citta’, dove e’ in aumento la domanda di manodopera specializzata, rischia di accrescere il numero di disoccupati e di provocare tensioni sociali.
Per quel che riguarda il settore industriale, una sua parte necessita di essere ristrutturata, poiche’ (nel nord est del Paese) i suoi impianti risultano in buon numero obsoleti e inefficienti. Inoltre il frenetico sviluppo ha provocato sovrainvestimento nell’industria pesante, drenando risorse da impieghi industriali forse piu’ produttivi. Collegato al problema industriale e’ quello della reperibilita’ di energia, centrale per la nazione: oggi il consumo energetico e’ eccessivo, finanche tenendo in considerazione la velocita’ dello sviluppo, molto dipendente dalle importazioni ancora poco rispettose dell’ambiente. Inoltre lo stesso settore dei trasporti, in particolare di quelli terrestri, e’ molto localizzato, in ragione principalmente della conformazione geografica del Paese.
Sul piano sociale crea gravi squilibri la sperequazione fra le diverse aree del Paese, tra la Cina orientale e costiera, da Tianjin sino alla frontiera meridionale, quella rurale del Centro-Ovest, e la Cina dell’industria pubblica pesante, obsoleta e in disuso del Nord-Est. I divari sociali sono in crescita anche nel settore sanitario, ove la sostanziale assenza di stato sociale rende ancora piu’ dure le differenze resituali, nel settore agricolo, nella possibilita’ di accesso alla scuola ed al mondo del lavoro.
3. Il futuro
La politica economica del Governo e' ancora focalizzata sul “raffreddamento” dell’economia, con particolare riferimento al contenimento della crescita degli investimenti improduttivi e dei finanziamenti bancari che li sostengono. Nel settore primario sono previsti investimenti pubblici volti a promuovere l’incremento di produzioni agricole differenziate di qualita’ e la realizzazione di sistemi di irrigazione efficienti, con un congiunto impegno a promuovere lo sviluppo della ricerca applicata all’agricoltura. Si punta ad una ristrutturazione progressiva del settore industriale del Paese, volta a migliorarne qualita’ ed efficienza, anche in termini di rispetto dell’ambiente. A tale riguardo l’azione che il governo intende proseguire nell’opera di riduzione del sovrainvestimento in alcuni comparti e favorire al contempo l’impiego delle risorse nello sviluppo di attivita’ industriali moderne, ad elevato apporto di tecnologia, nonche’ di completamento delle grandi reti di comunicazione (stradale, ferroviaria, portuale ed aeroportuale). La questione energetica sara’ affrontata con l’impegno a garantire il piu’ efficiente utilizzo delle risorse disponibili, al fine di ridurre gli sprechi sino ad oggi verificatisi, ed il ricorso a fonti alternative e rinnovabili. Altri obiettivi dell’azione governativa saranno la perequazione dello sviluppo tra le diverse aree del Paese, il sostegno alla progressiva ed ulteriore apertura ed integrazione del mercato cinese verso l’esterno, il rinnovato impegno nel settore sociale e la riforma della Pubblica Amministrazione.
4. Situazione economica generale della repubblica Popolare Cinese al primo trimestre 2007
Lo sviluppo dell’economia cinese presenta ancora problemi dovuta ad una squilibrata bilancia dei pagamenti, eccessiva liquidità ed una struttura economica irrazionale. Le intenzioni del governo cinese sono percio' quelle di rafforzare le politiche di macrocontrollo economico e perseguire un approccio scientifico allo sviluppo.
In base ai dati provvisori resi noti dalle Autorità locali, nel primo trimestre del 2007 l’economia cinese ha continuato a crescere in maniera rapida e stabile rispetto al primo trimestre 2006, ed il PIL si e’ attestato a 5.028,7 miliardi di Yuan (661,6 mld di USD).
Nel periodo in esame il PIL ha registrato una crescita, su base annua, dell’11,1%, superiore dello 0,7% rispetto alla crescita registrata nel corrispondente periodo 2006, e ciò nonostante le misure governative attuate per il raffreddamento dell’economia cinese.
Settore trainante dell’economia locale e’ stato ancora una volta quello industria le, in aumento del 13,2%, rispetto al corrispondente trimestre 2006; l’agricoltura ha registrato una crescita stabile del 4,4%, mentre il terziario , con un incremento dell’9,9%, conferma l’andamento di decisa espansione del comparto.
Durante il primo trimestre 2007 la produzione industriale ha rafforzato l’andamento di crescita rapida e stabile: la produzione delle grandi imprese industriali ha registrato un aumento del 18,3%, maggiore dell’1,6% rispetto alla crescita registrata nel corrispondente trimestre 2006. Nel periodo in esame le produzioni dell’industria pesante e di quella leggera sono cresciute rispettivamente del 19,6% e del 15,6%; in particolare, le produzioni energetiche di carbone e di elettricità hanno registrato incrementi annui rispettivamente del 14,8% e del 15,5%, mentre piu’ consistenti sono state le crescite dei comparti siderurgici: acciaio, alluminio e ferro rispettivamente del 26,2% e del 43%, nonché quella di un gruppo di 10 metalli non ferrosi hanno marcato un robusto incremento annuo del 30,8%. Sempre sostenuta e’ la crescita dei prodotti elettronici e delle telecomunicazioni: microcomputers (+26,1%), cellulari (+35,3%). La produzione dell’industria automobilistica e’ cresciuta, su base annua, del 22,3%, di cui il segmento passeggeri del 32,1% rispetto al primo trimestre 2006.
I profitti delle grandi imprese industriali hanno registrato, nel primo bimestre 2007, un aumento del 43,8%, superiore di ben 22 punti percentuali rispetto al corrispondente bimestre 2006. I comparti industriali ad aver registrato i maggiori incrementi sono stati il settore siderurgico, quello della produzione elettrica, l’industria chimica, i manufatti relativi al settore dei trasporti e i prodotti derivati petroliferi, che hanno inciso sull’incremento dei profitti per oltre il 68%.
Sempre robusta e’ la crescita degli investimenti in capitale fisso che nel primo trimestre 2007 e’ stata del 23,7%; tale crescita, inferiore del 4% alla crescita registrata nel corrispondente periodo 2006, rappresenta un rallentamento, in linea con le politiche di raffreddamento dell’economia avviate nell’aprile 2004. Le zone centrali e quelle occidentali del paese sono quelle che hanno registrato un andamento di rapida crescita. Sempre nel periodo in esame gli investimenti in capitale fisso sono cresciuti nelle aree urbane del 25,3% ed in quelle rurali del 16,7%. Nelle aree urbane, in particolare, il comparto industriale ha assistito ad una crescita degli investimenti del 27%, il terziario del 24%, ed il settore agricolo del 20%. In decisa espansione annua si presenta il settore edilizio, il quale, nel primo trimestre del 2007 ha marcato un incremento di quasi il 27%, superiore di circa il 7% alla crescita registrata nel corrispondente periodo 2006. In particolare, il settore immobiliare delle aree residenziali ha registrato un aumento degli investimenti del 30,4%, tra cui l’edilizia popolare, che rappresenta il 2,5% dell’intero comparto, ha registrato un aumento del 41%. Geograficamente gli investimenti in capitale fisso delle aree urbane sono cresciuti nelle zone orientali del 21,4%, in quelle centrali del 35,8% e nelle zone occidentali del 35,8%.
Durante il primo trimestre 2007 la crescita dei consumi ha registrato un’accelerazione e le vendite al dettaglio nel periodo in esame hanno marcato una crescita annua di circa il 15%, di cui nelle aree urbane del 15,5% e nelle aree rurali del 13,7%. Le vendite all’ingrosso e al dettaglio sono cresciute di quasi il 15% mentre il settore abitativo e catering del 1417,4%.
Sempre nel primo trimestre 2007 l’inflazione si e’ assestata sul 2,7%, superiore dell’1,5% rispetto alla crescita manifestata nel corrispondente trimestre 2006. In base ai dati resi noti i prezzi hanno registrato un andamento del 2,5% nelle aree urbane e del 3,1% nelle aree rurali. I maggiori aumenti riguardano il comparto alimentare (+6,2%) ed il settore abitativo (+3,8% annuo), mentre i settori ricreativo, educazione, beni e servizi culturali hanno registrato una flessione dell’1,4%. Nel primo trimestre 2007 il costo delle materie prime e dei prodotti energetici e’ stato del 4,1%, comportando un aumento dei prezzi alla produzione del 2,9%. Il reddito pro-capite ha registrato il tasso di crescita più alto degli ultimi dieci anni. Nelle aree urbane esso e’ arrivato a 3.935 yuan, crescendo del 19,5% e del 16,6% in termini reali, mentre nelle aree rurali esso e’ stato pari a 1.260 yuan, il più alto dal 1997, in aumento di 166 yuan in più rispetto al corrispondente trimestre 2006, pari, in termini percentuali, al 15,2%.
Al 31 marzo 2007 l’interscambio commerciale totale cinese ha raggiunto 457,7 mld US$, registrando un aumento, su base annua, del 23,3%. Le esportazioni, pari, nel periodo in esame, a 252,1 mld US$, hanno marcato un andamento di crescita rapida pari al 28%, su base annua, mentre le importazioni, pari a 205,7 mld US$, hanno registrato anch’esse un aumento del 18% rispetto al corrispondente trimestre 2006. Particolari preoccupazioni, anche a livello internazionale, ha suscitato la crescita straordinaria del surplus commerciale cinese; quest’ultimo, infatti, ha registrato al 31 marzo 2007 un incremento annuo, in termini percentuali di quasi il 50% e, in valore, di 23,1 mld di US$, sul totale di 46,4 mld US$.
Relativamente alla composizione merceologica dei due flussi commerciali, in base ai dati disaggregati dell’ufficio di statistica, le esportazioni cinesi risultano composte, per oltre il 93%, da prodotti manufatti e per il rimanente 7% da prodotti primari. Voce merceologica in assoluto più consistente delle esportazioni cinesi sono i macchinari, che incidono per oltre il 48% sul flusso totale, seguite, a distanza, dai prodotti high-tech.
Principali Paesi clienti della Cina sono, in ordine, Stati Uniti (21,47%), Unione Europea (18,9%), Hong Kong (15,6%), Giappone (11,3%), ASEAN (7,41%), Corea (4,69%), Taiwan (2,18%), Russia (1,6%), Canada (1,5%) e Australia (1,4%).
Leggermente diversa risulta la composizione merceologica del flusso delle importazioni cinesi, che risultano suddivise tra prodotti manufatti per il 77,5%, e prodotti primari per il restante 22,5%. Tra i prodotti classificati come “manufatti” il comparto dei macchinari e’ anche per il flusso delle importazioni la principale componente, seguito a distanza dalle materie prime; mentre principali componenti dei prodotti classificati come “primari”, sono, invece, le materie prime non commestibili (escluso quelle energetiche).
I primi dieci paesi fornitori della Cina sono, in ordine, Giappone (15,2%), Corea (11,6%), Unione Europea (11,37%), ASEAN (11,30%), Taiwan (11,08), Stati Uniti (7,5%), Australia (2,47%), Russia (2,43%), Hong Kong (1,9%) e Brasile (1,4%).
In base ai dati provvisori di fonte ufficiale, gli investimenti diretti dall’estero effettivamente realizzati sono stati pari a 15,89 miliardi di USD, in crescita dell’11,56% rispetto al corrispondente trimestre 2006. In particolare gli investimenti americani sono diminuiti del 6,5% in termini di nuovi progetti, ma hanno registrato un aumento del 13% in termini di investimenti realizzati; gli investimenti europei, hanno invece registrato un calo sia in termini di nuovi progetti che di investimenti, rispettivamente del 5,8% e del 39,6%.
In base ai medesimi dati nel periodo considerato i primi 10 paesi investitori della Cina, che rappresentano oltre l’86% degli IDE cinesi totali, sono stati: Hong Kong (4.958 mln US$), Isole Vergini (3.585 mln US$), Giappone (1.116 mln US$), Corea del Sud (909 mln US$), Singapore (758 mln US$), Stati Uniti (692 mln US$), Isole Cayman (549 mln US$), Samoa Occidentale (442 mln US$), Taiwan (352 mln US$) e Mauritius (311 mln US$).